Conoscere le regole per una corretta esposizione solare è fondamentale, soprattutto per i bambini. Il sole è un amico dei bambini perché attivando la vitamina D, presente sulla pelle, promuove la calcificazione delle ossa. L’esposizione al sole durante le vacanze estive può essere nociva e deve quindi seguire alcune regole, soprattutto nel primo anno di vita, epoca in cui la pelle del bambino è molto delicata e particolarmente sensibile. Inoltre una buona protezione dal sole durante l’infanzia costituisce una forma di prevenzione contro i tumori della pelle nell’età adulta che sono strettamente associati con l’esposizione solare.
A differenza degli adulti, che prendono il sole consapevolmente (o almeno così dovrebbe essere), i bambini sono meno condizionati dal desiderio dell’abbronzatura, e difficilmente si sdraiano per abbronzarsi. Tuttavia, giocando con i coetanei all’aria aperta, soprattutto in vacanza, ricevono una buona dose di radiazioni solari durante l’esposizione, naturalmente più accentuata nelle zone non protette dagli indumenti. Le numerose campagne di informazione e di educazione sanitaria, il contributo dei pediatri, nonché l’influenza dei messaggi pubblicitari, hanno oramai sensibilizzato l’opinione pubblica sulla necessità di proteggere la pelle per prevenire scottature e fastidi inutili.
I raggi del sole e l’esposizione
Occorre sapere che i raggi del sole non sono tutti uguali: si dividono infatti in ultravioletti (UV-A ed UV-B) ed in infrarossi. I primi stimolano la produzione della melanina, un pigmento colorato contenuto nella pelle, in grado di scurire la cute. Sono in particolare gli ultravioletti di tipo A (UV-A) che, raggiungendo lo strato più profondo della pelle, il derma, sono in grado di abbronzarci, mentre gli UV-B si fermano negli strati più superficiali, provocando la dilatazione dei capillari e, alla lunga, determinano arrossamenti ed irritazioni della cute.
I raggi infrarossi, invece, scaldano la pelle senza abbronzarla e, amplificando l’azione dei raggi ultravioletti di tipo B, aumentano la possibilità di scottature ed eritemi.
Il decalogo per una corretta esposizione al sole
E’ necessario tenere a mente quelle regole che, sebbene ormai piuttosto risapute, non saranno mai ripetute abbastanza da chi ha a cuore la propria salute e quella degli altri:
- i raggi ultravioletti sono in grado di attraversare le nuvole;
- anche sotto l’ombrellone si riceve più del 50% dei raggi ultravioletti;
- il 95% degli ultravioletti penetra attraverso l’acqua;
- il 50% degli ultravioletti UV-B colpisce la terra tra le ore 11,00 e le ore 16,00, rendendo tale fascia oraria più a rischio di fotodanneggiamento, quindi non esporsi tra le 11 e le 16.
- i bambini non dovrebbero essere esposti al sole prima dei 6 mesi di vita;
- è necessario utilizzare un cappellino a tesa larga, occhiali da sole di buona marca a norma CE ed una maglietta di cotone (le magliette sono una buona protezione, quelle bagnate proteggono molto meno);
- meglio esporsi al sole con cautela, iniziando con 5 minuti e poi aumentare l’esposizione gradualmente;
- i bambini non devono stare fermi al sole: se si muovono l’angolo delle radiazioni cambia continuamente in rapporto alla pelle e si allontana il rischio delle scottature;
- occorre utilizzare creme schermanti a fattore alto resistenti all’acqua ed al sudore e rinnovare spesso l’applicazione;
- la variabile fondamentale nello scegliere il giusto atteggiamento nei confronti del sole è la consapevolezza del proprio fototipo.
Ma che cos’è un fototipo?
Il fototipo è innanzitutto ciò che ci rende più o meno sensibili alla luce solare. Ne esistono 4: fototipo 1 estremamente sensibile, fototipo 2 sensibile, fototipo 3 poco sensibile, fototipo 4 non sensibile. E’ importante usare creme ad alto fattore di protezione, attive sia per UV-A che per UV-B, facendo attenzione che la quantità applicata non sia troppo scarsa. Queste creme vanno rinnovate ogni 2 ore e sempre dopo il bagno in acqua o dopo abbondanti sudate, anche se sulla confezione della crema è scritto resistente all’acqua. Lo scopo delle creme solari è soprattutto quello di assorbire una elevata frazione delle radiazioni UV-B, così da evitarne l’effetto arrossante, permettendo invece il passaggio di gran parte delle radiazioni UV-A, ad azione abbronzante.
Gli errori più frequenti durante l’esposizione solare
1. Per ottenere la protezione che viene promessa sull’etichetta delle creme solari bisogna applicare 2 mg di crema per cm quadrato di pelle. Questo vuol dire che lo spessore del prodotto deve essere sostanzioso e visibile. Ma si tratta di una modalità che nessuno utilizza, nemmeno quando si va in barca.
2. Mettere la crema solo quando si prende la tintarella; e invece il 70% delle radiazioni solari arriva sulla nostra pelle proprio quando siamo all’ombra. La protezione quindi va usata sempre.
3. Non riapplicare lo schermo solare ogni due ore.
4. La cattiva conservazione: i prodotti solari una volta aperti hanno una durata variabile dai 9 ai 12 mesi. E’ vietato utilizzare i prodotti dell’anno precedente che perdono tutto il potere schermante.
5. Acquisto casuale dei prodotti: è necessario il consiglio del pediatra o del dermatologo. Esistono schermi solari chimici, fisici o associati fra loro; meglio farsi consigliare il prodotto adeguato in base alle caratteristiche specifiche ed allo stato di salute della pelle.
Non solo creme
L‘uso delle creme è importante durante l’esposizione, ma non basta da solo a dare una sufficiente sicurezza. Giusto usare creme ad alto fattore di protezione, efficaci contro i raggi ultravioletti B e A, ma questo non significa che si possa stare al sole incondizionatamente. Queste creme, purtroppo, non riescono ad evitare la comparsa delle scottature se l’esposizione al sole è eccessiva. L’esposizione al sole è di per sè nociva. Volendo attenuarne l’effetto, bisogna evitare in ogni modo la comparsa dell’eritema: già questo segno, apparentemente banale, testimonia una evidente sofferenza dei tessuti cutanei. Forse tutto questo può essere vissuto dai bambini più grandi e soprattutto dagli adolescenti (ma non solo) come un limite eccessivo alla propria libertà di azione: messaggi troppo rigidi e difficili da rispettare possono in effetti ottenere l’effetto opposto o generare inutili ansie. Se è vero quindi che è giusto attivarsi per ridurre i rischi legati all’esposizione al sole, non possiamo fare crescere i nostri figli sotto una campana di vetro, e questo vale per ogni situazione in cui è importante affidarsi alla prevenzione. La responsabilità di ogni genitore sta inevitabilmente anche nel considerare il tutto in maniera equilibrata.